Sono sempre maggiori le restrizioni imposte alla cura del verde per i normali cittadini che vogliono curare il proprio giardino e il proprio orto familiare. Soprattutto vi è una mancanza di sensibilità delle amministrazioni pubbliche che nemmeno si impegnano, all’interno di restrizioni sempre più importanti, ad agevolare gli abitanti con normative chiare e puntuali nonostante sia a tutti nota la passione degli italiani per la coltivazione delle piante.
La maggior parte della popolazione italiana vive in ambienti di provincia dove è frequentissimo avere a disposizione piccole superfici di terreno che non vengono lasciate incolte ed invase da erbacce, topi e quant’altro, ma doviziosamente curate con zelo e passione mettendo a frutto una storica cultura del verde che molti sanno di avere e vogliono orgogliosamente esercitare. Persino nelle grandi città si arriva a coltivare le piante in casa o su terrazzi e balconi.
Qualche numero? 10 milioni le famiglie italiane che, chi più o chi meno, frequentemente utilizzano una pompetta per distribuire prodotti per la protezione delle piante, o un tagliaerba, una vanga o altro per dedicarsi al proprio fazzoletto di terra o ai propri vasi; un italiano su 4! E ben di 70 milioni è il fatturato delle aziende che distribuiscono i mezzi tecnici necessari alle famiglie italiane per dedicarsi alle operazioni di giardinaggio e alla cura dell’orto. Il potenziale è enorme se si pensa che in Francia il giro d’affari è già arrivato a 200 milioni di euro.
Ma per raggiungere questi traguardi urgono regole chiare e precise che diano la possibilità alle aziende di fornire i propri prodotti ai consumatori. A tutt’oggi invece manca un decreto che sarebbe dovuto uscire entro il 26 novembre 2013 e che avrebbe dovuto regolamentare l’impiego dei prodotti per la difesa delle piante per uso hobbistico.
“È incredibile” sostiene Fabio Manara, Presidente di Compag – l’associazione nazionale dei rivenditori dei mezzi tecnici per l’agricoltura e il giardinaggio, “è dal 26 novembre 2015, giorno in cui sarebbe dovuto diventare operativo il decreto del 2013, che operiamo in una situazione precaria per la mancanza di una normativa che dia regole chiare a livello nazionale. Per poter rifornire i nostri clienti di fitosanitari e altri prodotti legati al green, siamo obbligati ad agire a vista, con Regioni che consentono di vendere di tutto e di più ed altre in cui l’amministrazione locale ha posto restrizioni a proprio piacimento creando in tal modo disparità di trattamento tra cittadini ed operatori”. Ma la nostra Costituzione non stabiliva che tutti i cittadini fossero uguali davanti alla legge? “In questo caso proprio no” prosegue Manara. “È il momento che le pubbliche amministrazioni superino le proprie inefficienze per porre in primo piano le esigenze del cittadino, senza renderlo così assurdamente e palesemente un fuorilegge per il sol fatto di voler curare il proprio spazio”.
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