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lunedì, Maggio 13, 2024

Recensione concerto di Alan Clark in Villa Arconati

Il concerto alle 6 del mattino ha sempre il suo fascino. Se poi aggiungiamo che al pianoforte c’è Alan Clark storico tastierista dei Dire Straits.

Atmosfera splendida nell’antica cornice della Villa Arconati con il sole che a poco a poco faceva intravedere i suoi raggi attraverso lo sky line della Villa e della siepe. Raggi si sole che poco a poco conquistavano il palco partendo dai piedi fino al volto del grande pianista.

Pubblico presente e molto attento sia giovane che meno giovane. Solo lui sul palco insieme al suo pianoforte a coda. Sono state proposte canzoni tratte dal suon nuovo album , prossimo all’uscita, armonicamente miscelate con i grandi successi del suo gruppo d’origine i Dire Straits.

Il concerto ha dato subito spazio ad un grande successo romantico dei Dire Straits “Romeo and Juliet” che ha scaldato in tutti i sensi i cuori, mentre nel frattempo il sole comincia a far capolino all’interno del grande giardino della Villa. Dopo le prime tre canzoni Alan si sfrega le mani una contro l’altra e dice: “con questo freddo mattutino speriamo che le mie dita suonino bene ugualmente!” A seguire un grande applauso colmo d’affetto.

Al termine di ogni canzone grandi sorrisi del pianista e sempre un racconto al suo pubblico.
Uno tra i più belli, a nostro parere, è stato quando ha raccontato che la passione per il pianoforte gli è stato trasmessa dal padre, che suonava e amava Frank Sinatra. Così lui dall’età di 6 anni e fino ai 9 anni, ha preso lezioni di pianoforte.

Poi si è stufato e ha abbandonato gli studi. Poco dopo però è stato operato di appendicite e dovendo stare in casa per convalescenza, vedendo suo padre suonare, chiese a lui il motivo per il quale suonasse solo con i tasti bianchi. Il padre rispose che i tasti neri non erano necessari per far musica. In realtà il padre non era un bravo musicista e così a Clark tornò la voglia di studiare da autodidatta per imparare a usare anche i tasti neri e scoprire la loro magia.

Dopo questo racconto, il pianista dedica un brano al suo padre deceduto, una canzone scritta apposta per lui usando solo i tasti bianchi.

Clark parla molto, in inglese, con il pubblico tra un brano e l’altro, e in un altro racconto, propone un ri arrangiamento ironico di Layla di Eric Clapton, che a sorpresa suona chiamando sul palco Max, del nostro staff di Dietro la Notizia.

“Chi è Max?” Ci dice: “E’ un mio amico conosciuto ieri qui al festival, Max ieri suonava il piano per fare le prove per un matrimonio e Alan lo ha avvicinato e conosciuto e così scoprendo la sua passione per Alan e i Dire Straits, gli ha proposto di suonare a 4 mani questo brano. Il pubblico ascolta in silenzio ed esplode in un calorosissimo applauso quando alla fine del pezzo Alan e Max,  si alzano in piedi e si abbracciano.

Alcuni dei suoi brani sono stati ispirati all’alba al sorgere del sole nella Manhattan raramente silenziosa, si dice che New York e Manhattan ssiano città never sleeping…che non dormono mai. Racconta che quando registravano i brani con i Dire Straits a New York iniziavano alle 7 di sera e andavano avanti fino alle 2 o 3 del mattino. A quell’ora quando poi lui ritornava a casa e camminava per queste strade di Manhattan, insolitamente deserte e silenziose, con il sole che sorgeva e illuminava tutto con calore, veniva ispirato per nuovi brani che scriveva …

Canzoni famose dei Dire Stratis fatte oltre a Romeo and Juliet…,Love over Gold,  Telegraph Road e Private Investigation.

Le sue ultime note, intorno alle 7.30, si fondono con il suono delle campane.

L’ultimo brano è “Local Hero”, colonna sonora dell’omonimo film per il quale fu chiesto ai Dire Straits di comporre la colonna sonora. “Nel film c’è un piccolo punto in cui vengo ripreso anch’io mentre suono, se vi capita di vederlo cercatemi”, racconta Alan.

Alla fine molto generosamente si presta a fare le foto con il pubblico

Festival di Villa Arconati 

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Articolo di Elisa Zini

Alan_Clark_Villa_Arconati

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