Se n’é parlato durante il talk “Da venti a trenta” dedicato al punto 5 dell’Agenda 2030 sull’uguaglianza di genere, che si è svolto al Centro Commerciale Euroma2 di Roma
La strada per la parità di genere in Italia è ancora lunga: tutti gli indicatori vanno nella stessa direzione, a partire dal tasso di occupazione. L’occupazione femminile si aggira intorno al 50%: in Francia è del 65% e in Germania supera il 73%. Il problema non riguarda però solo l’accesso all’occupazione, ma anche le condizioni di lavoro.
Infatti, esse scontano tutta una serie di penalizzazioni nel mondo del lavoro, che persistono da lungo tempo e sono interrelate fra loro: le forme contrattuali instabili, il part time involontario, la sovraistruzione (disallineamento tra formazione e occupazione), il divario retributivo, e la segregazione professionale.
LA SEGREGAZIONE OCCUPAZIONALE – Tornando alle diseguaglianze di genere, a livello verticale, secondo l’European Women on Boards del 2022, è del 35% la quota femminile nei Consigli di amministrazione di aziende, quotate e non, nel 2021. Solo il 3% invece le donne Ceo, contro il 4% nel 2020. Da un punto di vista orizzontale, secondo l’Istat (2013), per descrivere il 50% dell’occupazione maschile servono 51 professioni, mentre per descrivere il 50% di quella femminile ne bastano 18, contro le 22 nel 2002.
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