Nell’ambito degli incontri culturali del Premio internazionale Città di Como
Venerdì 10 giugno 2022 – ore 18.00
Conferenza di Roberta Bruzzone su
Manipolazione mortale: quando l’amore si trasforma in una trappola
Interviene Sara Cerrato, La Provincia
Introduce la serata Giorgio Albonico presidente dell’associazione Eleutheria.
Sala Bianca del Teatro Sociale – Via Bellini, 1 Como
Roberta Bruzzone presenta una panoramica di drammatici episodi di cronaca e analizza le varie forme di mistificazione dell’amore, l’uso inappropriato delle parole e le conseguenze di queste cattive abitudini sul perpetrarsi della violenza.
La cronaca di questi anni ci restituisce un quadro agghiacciante delle relazioni d’amore: fidanzati, mariti, ex, padri che uccidono, quasi sempre con premeditazione, frequentemente con modalità crudeli. Eppure, troppo spesso, premeditazione e crudeltà vengono escluse nei processi penali, e scompaiono dalla narrazione del delitto, dove gli assassini vengono giustificati, compresi e magari intervistati.
Giornali, televisioni e web, troppo spesso danno eco a queste voci e offrono un quadro deformato del crimine, sminuendolo e quasi legittimandolo: “lo tradiva, lo rifiutava, lo umiliava” e divengono per il senso comune ragioni sufficienti per ammazzare una moglie, così come lasciare un fidanzato o chiedere il divorzio possono costituire un comprensibile motivo di uccisione da parte dell’abbandonato.
È retaggio culturale di un passato non ancora abbastanza lontano, in cui vigeva un codice d’onore, in cui l’omicidio poteva essere passionale, in cui la gelosia era considerata atto d’amore, in cui il pater familias deteneva il diritto di vita o di morte su moglie e figli. Oltre il 70% delle donne vittime di femminicidio aveva denunciato violenze e minacce da parte di chi poi le ha uccise. Le altre spesso avevano provato a denunciare, ma non erano state credute, o erano state convinte a tornare a casa per rimettere tutto a posto.
Tre denunce su quattro vengono archiviate. Atti persecutori, maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e minacce sono ad oggi trattati alla stregua di reati minori o bagatellari: un marito che ha puntato un coltello o una pistola al petto della moglie viene semplicemente invitato a “fare il bravo”, un branco di minorenni che ha stuprato una giovane coetanea ha commesso “una ragazzata”, un fidanzato che ha crivellato di colpi la ragazza “ormai l’ha uccisa” e dunque non sarebbe più pericoloso.
Sradicare gli stereotipi è il primo passo necessario per poter eliminare la dolorosa piaga del femminicidio e dei delitti in famiglia. Imparare a chiamare le cose con il proprio nome, distinguere l’amore dal possesso, la realtà dall’immaginazione, la sostanza dall’apparenza.
Roberta Bruzzone, Psicologa Forense, Criminologa Investigativa ed esperta in Criminalistica applicata all’analisi della scena del crimine – Docente di Criminologia, Psicologia Investigativa e Scienze Forensi presso l’Università LUM Jean Monnet di Bari, svolge da anni attività di docenza sulle forme criminali emergenti con particolare riferimento ad i rischi che si corrono online.
È presidente dell’Accademia Internazionale delle Scienze Forensi (AISF – www.accademiascienzeforensi.it) e docente accreditato presso gli istituti di formazione della Polizia di Stato dell’Arma e dei Carabinieri.
È vicepresidente dell’Associazione “La caramella buona ONLUS” che si occupa di sostenere le vittime di pedofilia. Svolge inoltre attività di docenza specialistica in numerosi master e corsi di perfezionamento universitari in tema di Criminologia Investigativa e Scienze Forensi. Sito personale www.robertabruzzone.com
Associazione Eleutheria, Via Oriani, 8 – Como Tel. 031.241392
Cel. 340.9439256 / 329.3336183
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