Prossimamente un grande concerto (7 gennaio), sei pronto ?
Assolutamente pronto! Questa data è quella conclusiva della prima parte di un lungo tour invernale che mi ha visto esibire in molte città italiane, quindi tecnicamente mi sento in perfetta forma. Emozionalmente, dal momento che suonerò in luogo simbolo della musica italiana, nella città in cui sono nato ho studiato e vivo sarò naturalmente più coinvolto.
Il titolo del tuo lavoro, “No words” coincide con un periodo storico-sociale in cui è meglio parlare poco e darsi da fare ?
“No words” racconta un sentimento, l’amore usando semplicemente le note di una chitarra, un racconto che non ha bisogno di parole. Personalmente amo più suonare che parlare e preferisco pensare alla musica come ad un mezzo che permetta di allontanarsi, per il breve periodo di un concerto, dalle troppe parole che a volte ci circondano.
Le note sono sempre quelle, la chitarra anche..eppure la tua musica è sempre originale e piacevole..quale è il trucco ?
Ti ringrazio! Se dovessi fare una battuta direi: “Scrivo quello che vorrei ascoltare!”. Più seriamente affermerei che quando si compone si deve essere spontanei, sinceri. La musica ha immense capacità evocative ed è al tempo stesso capace di tirare fuori quello che c’è dentro di noi, spesso in maniera inconsapevole, quindi non ammette artifici o manierismi per poter arrivare veramente al cuore di chi ascolta. Io metto in musica le mie esperienze, le mie emozioni in maniera semplice ma al tempo stesso personale e di conseguenza anche originale, credo che sia questo il motivo perché incontra il favore di chi l’ascolta.
Intervista a cura di Davide Falco