Gli psicologi dell ‘Ordine Psicologi Emilia Romagna :
“Chi condivide immagini o commenta senza competenze è corresponsabile di violenza”
«Diffondere il video dello stupro è un atto gravissimo, che rende corresponsabili di violenza». E’ così che l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna è intervenuto su quanto avvenuto a Piacenza, dove una donna è stata violentata in strada e ripresa in un video successivamente messo in rete.
«Perché è stato pubblicato il video di uno stupro durante una campagna elettorale? Chi si intendeva far vedere, la vittima o lo stupratore? E se si voleva far vedere quest’ultimo, l’intenzione era forse quella di mettere in risalto le sue origini per dare forza a un programma politico? – si chiede Carmelina Fierro, consigliera dell’Ordine regionale e coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dello stesso Ordine – Mi chiedo anche che cosa si intendesse far provare in chi avrebbe visto le immagini. Soprattutto, perché non ci si è chiesti come si possa sentire una vittima di fronte all’amplificazione di una violenza subìta, se non ulteriormente violata e vittimizzata?».
Pubblicare il video, spiega Fierro, è un fatto inaccettabile, che in questo caso vede responsabile non più solo lo stupratore, ma tutti coloro che hanno diffuso le immagini.
«La violenza sulle donne e alle donne non può portare a disattente narrazioni e ancor meno a strumentalizzazioni di questo tipo – continua la consigliera -. La “vittimizzazione secondaria”, spesso insita in ogni atto di violenza alle donne, è inammissibile e soprattutto occorre conoscerla. Smettiamola con improvvisazioni o supposizioni e affidiamoci a chi ha formazione e competenza specifica». Fondamentale è anche lavorare sulla prevenzione attraverso progetti educativi e culturali. Proprio su queste tematiche l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna ha istituito per il secondo anno un premio di duemila euro per una tesi di laurea su “La violenza: impatti, significati e vissuti di chi assiste”. «Crediamo che sia importante promuovere cultura e azioni atte a contrastare gli stereotipi di genere e fenomeni di discriminazione», conclude Fierro
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