E’ disponibile in digitale “Tra Marte e Venere”, l’EP d’esordio della cantautrice bresciana Greta Cominelli.
Se Marte rappresenta passione, concretezza e mascolinità, Venere è invece simbolo di empatia, bellezza, amore e femminilità.
“Tra Marte e Venere”, che contiene 5 brani scritti dalla stessa Greta, è impreziosito dalla chitarra e dai cori del musicista Renato Caruso, che ne è anche compositore. L’EP è stato registrato e mixato presso il PDT Studio MusicLab di Seregno dal produttore, arrangiatore e polistrumentista Paolo Diotti e masterizzato da Roberto Romano presso Os3 Mastering Studio di Latina.
Intervista:
“Tra Marte e Venere”, cosa ti ha ispirato questo album?
“Per questo mio primo EP mi ha ispirata molto la meditazione, l’entrare in contatto con me stessa attraverso i molti interrogativi che mi son posta e le risposte che ho trovato anche grazie ad un percorso di CNV – Comunicazione non violenta, un modello comunicativo basato sull’empatia. Mi hanno stimolata alla riflessione e all’autoconoscenza le letture di psicologia, le relazioni affettive e interpersonali, le innumerevoli conversazioni che ho avuto con persone di diversa età, sesso, estrazione sociale, provenienza, credo spirituale, politico, impiego lavorativo… Tutto ciò è stato “mixato” dal mio inconscio con il rimando emozionale suscitato da voci importanti quali: Mariah Carey, Christina Aguilera, Beyoncé e da molti testi e quadri densi di estrema bellezza e significato come quelli di Cesare Cremonini, Lucio Battisti, Giuseppe Veneziano e Frida Kahlo”
Quanto di te c’è in questi 5 brani?
“Questo è un lavoro autobiografico nel quale penso e spero che molte persone si possano rispecchiare, è basato su nuove consapevolezze, è un atto di condivisione con l’esterno, un gesto liberatorio che si fa emblema di maturazione, emancipazione e grinta, è la fine e l’inizio di un percorso. Ho scritto i testi delle canzoni entrando in sintonia con la musica e in essa ho trovato un pezzo di me”
Cosa vorresti trasmettere, emozioni, consapevolezze, a chi ascolterà il tuo album?
“Io penso che questo lavoro lo si possa percepire in due modi, sia ascoltandolo “in superficie” apprezzandone più il lato estetico, immediato, il ritmo che ti fa muovere e la melodia che ti culla con le metafore che spiccano ma anche ascoltandolo in quel luogo “dove la luce non può arrivare”, ossia nel raccoglimento, nel buio, inteso in senso positivo, un posto dentro che solo noi conosciamo e dal quale far sbocciare un nuovo io. Mi piacerebbe che “Tra Marte e Venere” fosse un dialogo con il pubblico, che le persone possano ritrovare la via perduta, si possano riscattare e trovare nuovi stimoli per la propria felicità”
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