Le più recenti proiezioni in merito alla ripartenza dell’occupazione sono orientate verso un cauto ottimismo. Alcuni settori trainano la ripresa delle assunzioni di tipo stabile e a tempo determinato, mentre si cerca di guidare il mercato attenendosi ai principi del lavoro dignitoso.
La crisi economica e occupazionale causata dalla pandemia ha generato sfiducia nei lavoratori, che in molti casi hanno perso l’impiego che svolgevano e hanno faticato a trovarne un altro. La frustrazione non deve tuttavia vincere e influenzare gli umori attuali. In questi mesi, con l’arrivo del PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) si creeranno infatti nuove e interessanti opportunità di lavoro.
Secondo gli analisti della ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, bisognerà attendere il 2023 perché il mercato occupazionale si riorganizzi in maniera definitiva e ricominci ad assestarsi su numeri sovrapponibili a quelli del pre-Covid. Non mancano comunque settori – si pensi a quello dell’edilizia e delle costruzioni, della grande distribuzione organizzata o dell’industria manifatturiera – in cui si è tornati ad assumere, anche con contratti a tempo indeterminato.
In un periodo di incertezza come quello appena descritto, rivolgersi a un’agenzia specializzata in ricerca personale può davvero fare la differenza. Chi offre e chi cerca lavoro ha l’opportunità di trovare un valido supporto nei servizi di recruiting offerti dall’agenzia Jobtech, la prima in Italia a operare esclusivamente in digitale. Attiva su tutto il territorio nazionale, ha messo a punto portali verticali dedicati a specifici settori, che in breve tempo sono divenuti un punto di riferimento per i professionisti e le aziende.
Non ci potrà però essere una reale ripresa del mercato occupazionale se questo non si orienterà maggiormente verso i principi della sostenibilità, della dignità e dell’uguaglianza. La ripartenza dovrà necessariamente basarsi sui principi della parità di genere e di trattamento salariale tra uomini e donne, che in ugual modo contribuiscono alla rinascita e allo sviluppo economico del Paese.
Più nello specifico, rispetto ai colleghi di sesso opposto sono le donne a essere maggiormente penalizzate da una minore domanda di lavoro. Un dato, a questo proposito, è particolarmente significativo e rilevante. Sebbene le professioniste di genere femminile contribuiscono per il 42% nel formare la forza lavoro in Italia, soltanto un terzo di costoro occupa posizioni a tempo indeterminato.
L’instabilità generata dalla pandemia non ha certo contribuito nel colmare il gap esistente tra uomini e donne. I tempi sono tuttavia maturi per favorire il riassorbimento del divario occupazionale tra sesso forte e sesso debole.
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