Un ragazzo indigeno australiano di 13 anni ha trascorso 45 giorni in isolamento mentre era detenuto per reati minori.
Ultimo caso di giustizia giovanile che ha sollevato preoccupazioni per i diritti umani nel Queensland.
Il ragazzo – chiamato “Jack” – è stato rilasciato in libertà vigilata la scorsa settimana dopo 60 giorni di detenzione presso il Cleveland Youth Detention Centre di Townsville.
Pare che abbia trascorso 22 giorni consecutivi in isolamento.
Il responsabile dei diritti umani del Queensland sostiene che il caso potrebbe aver violato le leggi dello Stato.
Jack era detenuto in custodia cautelare con accuse relative a una rissa con un altro ragazzo di 13 anni, nel centro di detenzione a circa 1.300 km a nord di Brisbane.
Ha allagato la cella con l’acqua del bagno in preda alla disperazione per la sua situazione e dopo che gli era stata negata l’acqua potabile, ha dichiarato il suo avvocato Tim Grau a una testata giornalistica australiana.
L’Avvocato Grau, descrive la detenzione come “straordinaria e crudele”, perchè Jack non aveva “alcun precedente penale serio”.
Il signor Grau ha detto di non sapere perché Jack abbia trascorso così tanto tempo in isolamento, ma sospetta che sia dovuto alla carenza di personale nella prigione.
“Se è stato rinchiuso perché c’è carenza di personale, e il centro di detenzione di Cleveland ha 80 o più ragazini in ogni momento, si può solo supporre che altri giovani si trovino nella stessa situazione.
“Si spera di no, ma forse è più comune di quanto pensassimo”.
Il periodo di detenzione di Jack ha incluso sei giorni di detenzione in carceri per adulti.
A febbraio è emerso che un altro tredicenne del Queensland con disabilità di sviluppo ha trascorso 78 giorni confinato in una cella per 20 ore al giorno.
Il Queensland sta attualmente discutendo nuove leggi che criminalizzerebbero le violazioni della libertà provvisoria da parte dei minori – un cambiamento che, secondo gli esperti, provocherà un drastico aumento della popolazione carceraria giovanile.
Un portavoce del Dipartimento per l’infanzia, la giustizia giovanile e gli affari multiculturali del Queensland, ha affermato che l’isolamento o le “separazioni” vengono utilizzati solo come ultima risorsa.
I centri di detenzione giovanile sono “ambienti complessi e difficili, e le pratiche utilizzate nei centri sono progettate per garantire la sicurezza del personale e dei giovani in ogni momento”, ha detto il portavoce.
“In ogni momento della separazione, i giovani hanno accesso a visite e servizi di supporto professionale, telefonate, materiale didattico, pasti e attività ricreative”.
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