Al centro del romanzo l’inquietante fenomeno sociale noto in Giappone come jōhatsu (蒸発): evaporazione. Con questo termine si indicano quelle circostanze in cui una persona “evapora”, sparisce senza lasciare tracce lasciando indietro famiglia, amici e lavoro, cambiando nome e trasferendosi lontano dal posto che fino a poco prima chiamava casa.
Alcuni si affidano a società clandestine che li aiutano a far perdere le proprie tracce per ricominciare altrove una nuova vita.
Dopo il successo dell’Ombrello dell’imperatore, l’atteso ritorno dell’ispettore Takeshi Nishida in un Giappone spiazzante e attualissimo, sospeso tra antichissime tradizioni e un’inquietante modernità.
Nishida ha per le mani un caso impossibile da risolvere. Un uomo d’affari ormai in pensione, il signor Mihara, è stato ucciso nella sua casa, trafitto da un colpo di spada.
La polizia è convinta di aver trovato l’assassino, un sospettato con un movente, che ha avuto l’opportunità di compiere il delitto. Ma il presunto colpevole ha problemi psichiatrici, forse è persino tossicodipendente e ripete di aver trovato la vittima già morta.
Il suo sembra un delirio, ma per Nishida qualcosa non torna. Le analisi del medico legale riportano delle incongruenze: dall’esame del corpo della vittima emerge una malattia terminale, di cui però non c’è traccia nelle cartelle cliniche ritrovate in casa del morto.
Presto Nishida capisce che per far luce sulla faccenda dovrà addentrarsi nella regione buia popolata dagli “evaporati”, coloro che decidono di sparire, di mettere la propria esistenza nelle mani di società clandestine nel tentativo di lasciarsi tutto alle spalle, di ricominciare una nuova vita.
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