IL LIBRO
Un romanzo che esplora il disagio di chi, fragile e inconsapevole, si trova dalla parte sbagliata.
Una scrittura scarna per una storia di grande intensità che scava nel difficile rapporto tra madre e figlia.
Inge ha sei anni e della guerra non sa molto. Sa solo che lei e la mamma stanno fuggendo dalla grande villa veneta dove hanno abitato negli ultimi tempi e dove la madre, che è tedesca, ha lavorato come interprete per il comando della Wehrmacht. Gli alleati avanzano, e con loro i partigiani: Inge, pur senza capirne il significato, avverte che per lei e la mamma – il padre, che era italiano, è morto da anni, i fratelli maggiori sono lontani, irraggiungibili – ciò rappresenta un’oscura minaccia. La colonna militare tedesca in ritirata le lascia in un paese dell’Alto Adige, da cui ha inizio la lunga odissea che le condurrà attraverso l’Italia sconvolta del dopoguerra, dapprima a Napoli, dove con grande stupore di Inge nasce una sorellina, e infine più a sud, nella grande città dei due mari, dove tutto ha avuto inizio.
Non hanno più nulla, neppure una vera casa, al benessere di un tempo è subentrata una precarietà appena decorosa. Ora tra madre e figlia si suggella un patto duro e inviolabile che impone di tacere o, se necessario, di mentire sul loro passato. Le menzogne e i silenzi finiscono con l’innalzare attorno a Inge un muro invalicabile che la isola dal resto del mondo. Così la sua esistenza, anno dopo anno, si affaccia a un’adolescenza affannosa e infelice in cui una grande colpa, dai contorni indefiniti e per questo ancora più tremenda, è il sentimento contro cui combattere una privata guerra quotidiana.
Con una voce sommessa ma potente, Elisabetta Ciancia racconta di un’infanzia negata, quella dei bambini che si sono trovati dalla «parte sbagliata», in tutti i paesi, in tutte le guerre.
L’AUTRICE
Elisabetta Ciancia, traduttrice letteraria «di lungo corso» con una particolare vocazione per la letteratura viennese e praghese della Finis Austriae (Joseph Roth e Alexander Lernet-Holenia, Leo Perutz e Johannes Urzidil), ha tradotto, tra gli altri, Rudolf Borchardt, Jeremias Gotthelf, Friedrich Hebbel, Gregor von Rezzori, Thomas Bernhard, Michael Ende. Figlia di padre italiano e di madre tedesca, ha attraversato da bambina tutte le lacerazioni della guerra e del dopoguerra, dal Nord al Sud della penisola. Le indelebili impressioni di quell’epoca sono al centro di questo romanzo.